I vitigni tipici del Piemonte
Varietà diverse, terreni diversi, vini diversi
Il Piemonte è storicamente una terra viticola molto importante e riconosciuta a livello internazionale per le innumerevoli tipologie di terreni e vitigni coltivati. A livello geologico, troviamo marne, calcare, sabbie che si alternano su superfici che spesso occupano pochi chilometri quadrati.
Questo contribuisce a rendere davvero unico il nostro territorio perché le diverse varietà di vitigno che coltiviamo ci restituiscono frutti molto diversi a seconda del tipo di suolo da cui provengono. Per non parlare poi delle caratteristiche tipiche di ciascuna varietà che si combinano con quelle del terroir e insieme ci regalano i vini davvero irripetibili.
Il Barbera
Robusto, produttivo, dal colore rosso intenso, è il vitigno più diffuso in Piemonte, sia per superficie che per territorio. I suoi grappoli si riconoscono per la struttura compatta, mentre in autunno le sue foglie si tingono di rosso e fanno risplendere le colline di colori vivaci. I vini a base Barbera presentano quasi sempre una piacevole freschezza in bocca, dovuta alla spiccata acidità dell’uva. A seconda del terreno in cui viene coltivato, sa regalare vini di ottima struttura, adatti anche all’invecchiamento in legno.
Il Nebbiolo
Il Nebbiolo dà la vita ai vini più importanti del Piemonte e, forse, del mondo: il Barolo e il Barbaresco. Il nome potrebbe derivare dal fatto che la vendemmia del nebbiolo viene fatta per ultima, generalmente ad ottobre, quando c’è già la nebbia, oppure agli acini che sono ricoperti da una specie di patina, la pruina, che farebbe ricordare la foschia. I suoi frutti regalano vini molto strutturati e adatti all’invecchiamento, ma a seconda del terreno presentano peculiarità davvero molto diverse.
Il Dolcetto
Vitigno autoctono del basso Piemonte, prende il nome dalla dolcezza del suo frutto, ma si trasforma in un vino secco, generalmente fresco e beverino. A seconda della zona e del tipo di vinificazione, sa anche essere austero ed importante e si può invecchiare fino a sei sette anni. Tende a produrre un alto numero di grappoli che i viticoltori cercano di ridurre per ottimizzare la maturazione e la qualità. È una varietà che teme le piogge in prossimità della vendemmia e richiede in generale molte cure per garantire un frutto ottimale. In autunno le sue foglie si distinguono per le sfumature rosso-aranciate che vanno a colorare le colline con della chiazze dai toni molto caldi.
Il Grignolino
Il Grignolino emerge nella storia degli antichi vitigni piemontesi, e trova la sua culla d’adozione nel territorio tra Asti e Casale Monferrato, ma adesso è presente anche sporadicamente in alcune zone della provincia di Cuneo e nell’Oltrepò Pavese.
È spesso difficile da coltivare e vinificare, ma regala un vino originale, imprevedibile ed estroso che accoglie appassionati consensi.
Il Bonarda
Il vitigno Bonarda si esprime al massimo quando coltivato su terreni argillosi e poco fertili. Il vino che se ne produce si caratterizza da un colore rosso molto intenso, quasi violaceo, e da una struttura poco tannica che noi vinifichiamo nella versione vivace.
Il nome Bonarda deriva dall’aggettivo “buono”, quest’uva infatti è anche spesso utilizzata come uva da tavola.
Il Brachetto
Uva aromatica autoctona piemontese e in particolare della zona di Acqui Terme, viene riscoperta negli anni ’90 e vinificata per creare vini rossi da dessert. Inconfondibile per il suo profumo di rosa, si presta anche molto bene alla spumantizzazione con metodo Charmat.
Il Cortese
Vitigno a bacca bianca coltivato per lo più nell’alessandrino, è alla base del più famoso vino Gavi. È piuttosto difficile da coltivare in quanto è poco robusto e necessita di condizioni climatica molto favorevoli.
L’Arneis
Le origini di questo vitigno non sono molto chiare, ma si trovano riferimenti al nome “arneis” dal 1800. Trova nella zona del Roero la sua terra privilegiata, alla sinistra del fiume Tanaro. Germoglia nella terza decade di aprile. Preferisce terreni leggeri e sabbiosi esposti a sud-est e ovest, con una buona escursione termica e lontani dalle brinate primaverili.
Il Moscato Bianco
Uno dei capostipiti della vastissima famiglia dei Moscato, ha trovato la sua terra d’elezione in Piemonte e in particolare sulle dolci colline del Monferrato. Uva aromatica a bacca bianca, quando matura sviluppa una marcata dolcezza e si presta molto bene all’appassimento e alla spumantizzazione, nonché all’utilizzo come base per vini liquorosi.
Il Favorita
Di probabili origini Liguri, questo vitigno seppe conquistare le simpatie dei viticoltori piemontesi nel corso del tempo, fino diventarne “l’Uva Favorita” in quanto capace di resistere a malattie della vite come l’oidio e facile da lavorare in quanto i tralci hanno un naturale portamento eretto che favorisce il palizzamento e i grappoli sanno distribuirsi in modo equilibrato garantendo una buona maturazione. E’ molto robusto e produttivo e viene coltivato nella zona collinare del Roero, tipico per il suo terreno sabbioso.
Il Nas-cëtta
Vitigno semi-aromatico coltivato in passato e riscoperto negli anni ‘90 dai produttori del Comune di Novello che, innamorati di questo bianco meno complesso ma non per questo scontato, hanno deciso di riprendere la produzione affinando le tecniche di coltivazione e vinificazione in purezza, scoprendo anche un’elevata predisposizione all’invecchiamento. Il grappolo maturo si riconosce per il suo colore dorato e le macchie color ruggine.
Lo Chardonnay
Vitigno internazionale a bacca bianca che ben si adatta a svariate tipologie di terreno e di clima. È alla base dei più importanti spumanti di tutto il mondo, ma sa anche essere longevo.
Il Pinot Noir
Fratello francese del nobile Nebbiolo, è considerato un vitigno internazionale che si fa influenzare notevolmente dal tipo di terreno in cui è coltivato. Viene vinificato sia in rosso che in bianco e utilizzato anche come base per gli spumanti.